Salone del Turismo Rurale:lo specchio di un’Italia che cambia

L’Italia sta cambiando e si sta risvegliando da quel torpore in cui era caduta per colpa della globalizzazione.

Così se da un lato c’è chi sostiene che il nostro paese senza Starbucks sia finito, dall’altro cresce costantemente il numero degli estimatori delle nostre eccellenze.

A Verona dal 5 al 8 novembre, nell’ambito della Fiera Cavalli, proprio per questi estimatori ha preso il via quest’anno il Salone del Turismo Rurale, un’iniziativa che risponde alle voglia crescente degli italiani di riscoprire i prodotti locali ma anche i produttori, sulla scia di un nuovo tipo di Turismo, completamente green, che coniuga una vacanza immersi nella natura con la riscoperta della ruralità, con il contatto con realtà spesso dimenticate, prodotti ed eccellenze bistrattati, che grazie alla nuova coscienza collettiva che si sta facendo largo in Italia rinascono a nuova vita e danno forza al nostro paese.

In questo senso il Salone si è rivelato un’incredibile vetrina per dare visibilità a tanti piccoli gioiellini nostrani e ai produttori alle loro spalle (200 espositori su una superficie espositiva di 15.000 mq). Impossibile parlare di tutti ma vi racconterò le cose che mi hanno colpita e toccata.

salone del turismo rurale 1

Parto da Michele Littamè e dalla sua Azienda Agricola Littamè di Padova, uno dei due unici presidi Slow Food italiani dell’ oca in onto. “In onto” indica la tecnica di conservazione della carne direttamente nel suo grasso. Diffusissima nelle campagne venete, ha cominciato a scomparire intorno agli anni 60′ con l’avvento dei primi frigoriferi e quindi, in buona sostanza, con il venir meno delle esigenze legate alle lunghe conservazioni. Il signor Littamè ha recuperato e ridato vita a questa tradizione. Il suo è allevamento piccolo e di qualità. Solo 3000 capi l’anno, allevati con grano e crusca di propria produzione.

Al Salone veniva proposto l’hamburger di oca e posso solo dirvi che il suo sapore era superlativo.

oca

Sempre dal territorio veneto un altra interessante scoperta: il Consorzio di tutela della IGP Riso Nano Vialone Veronese. Il vialone nano è di origine veronese(ed è la varietà di riso che preferisco per i risotti, particolarmente indicata per renderli cremosi – le mie ricette le trovate qui-) ma sono solo 12 leaziende che compongono questo consorzio e che hanno ottenuto dalla Comunità Europea il riconoscimento di “Indicazione Geografica Protetta”.

vialone nano

Dal Consorzio ha preso le mosse l’associazione Strada del riso Vialone Nano Veronese IGP che ha creato e promosso un percorso attraverso 20 Comuni del Veneto, produttori di Vialone, lungo il quale riscoprire non solo la produzione del riso, ma anche il territorio a 360°.

Presente al Salone anche l’Unione Montana Alta Langa per presentare il neonato progetto Food Garden. Anche qui l’obbiettivo è valorizzare il territorio prendendo le mosse dalle produzioni locali, proponendo percorsi studiati non solo per rilassarsi ma anche per vivere un’esperienza di reale contatto con la vita rurale del luogo e differenziati a seconda delle stagioni e delle produzioni. E qui i prodotti d’eccellenza non mancano.

alta langa

A partire da una nocciola particolare: la tonda gentile delle Langhe, quella più diffusamente conosciuta come nocciola piemonte IGP. Basta assaggiarla per sentire la differenza (e scoprire che quelle spacciate per Piemontesi che acquistavo qui a Roma pagandole a peso d’oro sono chiaramente tarocche…). E poi abbiamo il Murazzano DOP un formaggio a pasta fresca prodotto principalmente con latte ovino di una razza autoctona, la pecora di langa. Anche queste pecore (come molte razze autoctone sparse per l’Italia) hanno rischiato di scomparire (l’abbandono dell’agricoltura, la scelta di razze di più produttive ma spesso inadatte alle peculiarità del territorio) ma negli ultimi anni, nel solco della presa di coscienza dell’importanza delle individualità territoriali, la razza è stata preservata e curatacon attenzione ed ora siamo tornati ad una quota stabile di 2.500 esemplari.

Ho serbato per ultimo il gioiellino più prezioso:i formaggi di Gregorio Rotolo.

gregorio

Basta guardare il signor Gregorio per innamorarsene. E l’intensità dell’amore cresce oltre ogni limite dopo aver assaggiato i suoi formaggi. Posso solo dirvi che il caciocavallo bariccato stagionato due anni (che ho prontamente acquistato) è una di quelle delizie per cui vale la pena vivere. L’intensità dei sapori sprigionati da un solo piccolo assaggio è indescrivibile. Il fantastico mondo del signor Rotolo si trova in Abruzzo, a Scanno, dove questo impagabile uomo ha un bioagriturimo che mi riprometto a breve di andare a visitare.

Insomma giudizio molto positivo sul Salone che ha centrato in pieno l’obbiettivo di proporre ed esaltare il mondo rurale e le sue eccellenze. Ci si rivede tra un anno a Verona!

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