Il racconto dell’ancella

Approdo a Il racconto dell’ancella con innegabile ritardo.

Sebbene abbia letto il mio primo romanzo di Margaret Atwood agià all’età di quattordici anni (La donna che ribava i mariti) e sebbene ne sia rimasta folgorata ho sempre snobbato in questi anni Il racconto dell’Ancella.

Partivo preventuta, non mi piaceva di base l’idea di racconto distopico. Alla fine mi sono decisa complice la serie televisiva che ne è stata tratta.

Il racconto dell’ancella : la trama

Ambientato in un futuro prossimo in cui il pianeta attraversa un periodo di grande crisi determinato dagli effetti negativi delle radiazioni.

il racconto dell'ancella

Scarsità di cibo e sterilità rendono la vita instabile. Ed in questo momento di instabilità riesce a salire al potere, negli Stati Uniti, un regime totalitario di ispirazione religiosa in cui le donne vengono relegate ad un ruolo inferiore.

Il problema delle scarse nascite viene contrastato con la creazione delle figure delle “ancelle” donne fertili destinate alla procreazione. Allontanate dalle proprie famiglie queste donne sono destinate a generare i figli degli uomini posti al vertice del regime.

La recensione

Non mi sono soffermata molto sulla trama che è ormai molto conosciuta grazie alla serie televisiva.

L’iimagine di queste donne simili a suore vestite di rosso e di bianco è entrata prepotentemente nell’immaginario collettivo.

Come vi dicevo ho scelto di leggere Il racconto dell’ancella solo di recente, dopo aver visto la prima stagione della serie (non sono andata oltre e non credo che lo farò in seguito).

Non ci sono critiche da muovere al romanzo. Adoro la scrittura della Atwood, piena di immagini forti ma mai opulenta e ridondante. La sua bravura spicca particolarmente in questo romanzo, dove in fondo l’azione è ridotta all’osso e tutto si gioca negli stati d’animo della sua protagonista.

La protagonista è una donna qualunque, non particolarmente coraggiosa, che si lascia trasportare dal flusso degli eventi crecando solo di sopravvivere.

Si è scritto e parlato tanto di questo romanzo. Non trovo quindi considerazioni “originali” da fare. Se non forse la consapevolezza che mentre noi leggiamo queste pagine pensando a quanto ci sembrino assurde ci sono donne che al giorno d’oggi vivono così. La cultura islamica ci ha fatto vedere orrori non molto dissimili. Ricordo che la prima volta in cui ho visto dal vivo una donna vestita con il burka mi è mancato il respiro.

In questo momento storico sono consentite solo due posizioni: il razzismo o il politicamente corretto. Esiste però una via di mezzo, quella che rispetta la cultura islamica ed il suo patrimonio, ma non ripetta quegli uomini che lo hanno distorto per soggiogare le donne provandole di dignità, indiependenza e forza.

Sono saltata di palo in frasca, come si suol dire, ma non si può leggere questo libro e non fare certe considerazioni.

Sullo stesso genere, con un idea anche un po’ copiata me ben raccontata vi suggerisco anche Vox di Christina Dalcher. Se invece volete avventurarvi sul terreno dell?intraspezione femminile sono a mio avviso assolutemente da leggere: L’ Attesa di Josse Gaëlle I Giorni dell’abbandono di Elsa ferrante e Quello che non sai di Susy Galluzzo.

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