Per sempre, altrove

Per sempre, altrove opera prima di Barbara Cagni.

Per la precisione “credo” sia la sua opera prima. La scarna biografia dell’autrice si esaurisce in due righe: la laurea in biologia e lo studio di scrittura creativa. L’assenza quindi di cenni ad altre opere mi legittima a desumere che questo sia il suo primo romanzo.

Tutto questo è in realtà irrilevante ai fini della lettura, quindi passiamo velocemente alla trama.

Per sempre, altrove : la trama

Ambientato a metà del secolo scorso, il romanzo prende il là dalla malattia di Berta, emigrata in Svizzera per cercare lavoro.

Berta è solo uno dei tanti giovani che lasciano il paese per cercare di sistemarsi. Purtroppo dopo la guerra tutti faticano a tirare avanti e l’arida terra che li circonda permette loro a stento di sopravvivere.

per sempre, altrove

Comincia così il fenomeno dell’emigrazione favorito dallo Stato e dal tam tam di chi è già andato a cercare fortuna altrove.

Purtroppo però non è mai la fortuna ad attendere chi emigra, ma condizioni di lavoro durissime, solitudine e nostalgia.

La storia della famiglia di Berta si intreccia con quelle dei compaesani che vivono le stesse contraddizioni e sofferenze.

Recensione

Il primo aggettivo che mi viene in mente ripensando a Per sempre, altrove è : delicato.

La Cagni tocca tematiche forti e racconta eventi drammatici senza scadere nel sensazionalistico, ma con la rassegnazione ed il dolore pieno di dignità dei protagonisti.

E se ad un lettore distratto il libro potrebbe apparire un racconto superficiale , questo invece è in grado di trasemettere in maniera corale i sentimenti di chi era povero in quegli anni.

Sono tanti i temi toccati. Dalla infinita tristezza che alberga per sempre nel cuore di chi emigra e sradica le proprie radici faticando poi a farle attecchire altrove. Alle ingiustizie ai danni dei poveri che sono sempre i primi a pagare, sfruttati sino a quando sono utili e poi gettati via.

Ma anche la posizione della donna, la sua condizione di sudditanza in una società, nonostante tutto, a forte impronta maschilista.

Per finire anche alle orribili condizioni dei manicomi in quegli anni.

Un libro che spinge a fare considerazioni personali. Per la sua delicatezza lo accosto a La signorina Crovato di Luciana Boccardi e La biblioteca dei sussurri di Desy Icardi.

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