Marennà ristorante dei Feudi di San Gregorio

La settimana scorsa, accompagnata da una fidata amica amante come me della buona cucina, mi sono inerpicata per la panoramica e bellissima strada che conduce a Sorbo Serpico ed alle cantine dei Feudi di San Gregorio, nel cuore dell’Irpinia, per poter pranzare allo stellato ristorante della cantina: Marennà (1 stella Michelin dal 2009) dello chef Paolo Barrale.

La struttura che ospita il ristorante è anche la sede principale dell’azienda ed è bellissima. E’ stato l’architetto giapponese Hikaru Mori a realizzare il progetto nel 2004, disegnato intorno alle linee originarie dello stabile preesistente.

Il risultato è una complesso armonioso, lineare e distensivo.

Io e la mia fidata compagna di avventure siamo arrivate sul presto per poter visitare le cantine dell’azienda. Spettaccolari anche queste, con le loro pareti di tufo preservate per garantire una migliore stagionatura del vino.

feudi di san gregorio

Dopo l’interessante giro abbiamo raggiunto il ristorante vero e proprio.

Sala enorme, lineare nello stile della Mori, completamente circondata da enormi vetrate che consentono di ammirare da ogni angolazione il bellissimo panorama circostante.

Cucina a vista. Pulita, solare che trasmette un’idea di efficienza e precisione.

ristorante

Ci accomodiamo al tavolo. Solo all’ultimo secondo faccio richiesta di un tavolo particolare per poter fare le foto e vengo prontamente accontentata.

Chiedo il menù degustazione di sei portate che sono a scelta dello chef e comunico la mia leggera intolleranza al pomodoro. Nel giro di poco si presenta lo chef Barrale in persona che con una squisita cortesia si accerta della portata della mia intolleranza.

Parte a questo punto la nostra esperienza. Nel menù troviamo principalmente materie prime locali. Questa è una tendenza comune a molti ristoranti stellati campani che io apprezzo non poco. Perdonate la mia libertà di espressione, ma ci vuol poco a fare i “fighi” con prodotti d’eccellenza importati da luoghi dimenticati da Dio e dagli uomini, è la valorizzazione ad alto livello di materie prime povere a richiedere bravura.

L’amuse bouche (il pre antipasto per intenderci) è  tra le più ricche in cui mi sia imbattuta. Tra creme brulè salata, panini al latte con affettato irpino, spuma di fagioli,ed altre piccole delizie spicca il patè di fegato su biscotto alla nocciola con gelatina di cipollotto dall’equilibrio di sapori impagabile!

amouse bouche

Si passa agli antipasti. Cocktail di gamberi: gamberi laccati all’arancia con lattuga cotta a freddo. Mi è piaciuta tantissimo l’idea di recuperare il cocktail di gamberi e proporlo in chiave moderna. Di base non condivido questa repulsione per i cosiddetti “piatti anni 80” non tutti apprezzabili certo, ma sicuramente pieni di spunti come dimostra in questo caso lo chef  Barrale.

cocktail di gamberi

Vitello tonnato: tartarre di manzo, capperi sedano e maionese di bottarga. Anche qui la rilettura dello chef non delude.

vitello tonnato

Ultimo antipasto  baccalà di rinforzo: baccalà presentato in tre forme crocchè,  sfoglie cotte in olio e mousse affumicata con crema di cavoli. La mousse affumicata è così delicata ed aromatica da farti quasi dubitare del fatto che si stia mangiando baccalà.

baccalà

Siamo passati poi ai primi. Tortelli ripieni di scarole alla napoletana con salsa di acciughe e tartufo irpino. Questo il mio piatto preferito. Sfoglia sottilissima, sapori bilanciati un gusto lieve sul palato. Non si direbbe visti gli ingredienti che lo compongono ma si tratta di un piatto molto leggero.

tortelli

Al contadino non far sapere: risotto in carta di pere, scamorza e polvere di nocciole. Questo invece l’esperimento più interessante. I tre sapori si sposano alla perfezione se mangiati nello stesso momento. La polvere di nocciole bilancia la dolcezza delle pere e crea una consistenza piacevole sul palato.

risotto

Il secondo. Agnello in “genovese” : costoletta, raviolo di stracotto, carote caramellate cacao e spezie. Ottima la cottura e, permettetemi la licenza poetica, il raviolo con ripieno di stracotto una favola!

agnello

Il pre dessert. Brioche con sorbetto ai fichi d’india. Questo un omaggio dello chef alle sue origini siciliane. Lo confesso nel vedere la brioche ho pensato “ma sì dai va bene che siamo in un ristorante stellato ma un buon lievitato dolce è fantascienza”. I lievitati dolci sono difficili, noiosi e richiedono tempo. Parlo di lievitati fatti bene, non di brioche preparate in un ora con un chilo di lievito. Questa era una piccola briochina fatta con cura, lievitata le ore necessarie e davvero buona! Perchè parlo tanto di questa brioche? Perchè un buon ristorante presta attenzione alla qualità di tutto ciò che serve, anche di una piccola brioche che è solo un pre dessert.

brioches

Il dolce. Tiramisù al “Privilegio”: biscotto al vapore, sorbetto al caffè, arancia e polvere di cacao agli agrumi. Il dolce è buono ed incredibilmente bello. Ammetto di non essere una grande amante della pasticceria moderna, preferisco altri tipi di consistenze nei dolci, ma qui interviene il mio gusto personale che nulla ha a che vedere con la valutazione oggettiva del piatto.

tiramisù

Il pasto si è concluso con caffè e piccola pasticceria in un clima rilassato e piacevole.

Il menù degustazione di sei portate ha un costo di 61 euro. Sì avete letto bene solo 61 euro, per mangiare divinamente in un ristorante che è non solo bello ma anche accogliente e confortevole. Se poi non ve la sentite di arrivare a sei, potete optare per quello di cinque portate che di euro ne costa solo 52.

Un’esperienza la mia da ripetere e che vi consiglio caldamente!

P.S. Non sono un critico. La mia è una valutazione personalissima ed istintiva.

Marennà

Località Cerza Grossa

83050

Sorbo Serpico (AV)

Telefono: 0825 986666

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